Personalmente sono stata sempre affascinata dal “mistero uomo”, soprattutto nel tempo della sua oscura formazione nel grembo materno, quando ancora non gli viene riconosciuta la dignità di vita umana. Una opinione questa generalmente condivisa da cui io prendo le distanza pertanto a quello che viene chiamato feto ho sempre riconosciuto un quoziente di sensibilità capace di reagire e di corrispondere e sono fermamente convinta che l’esperienza prenatale influenzi in modo determinante quello che poi sarà l’apprendimento e la percezione nella vita post-natale.
Come può non essere così? Se è stata riconosciuta anche alle piante una capacità senziente, perché non dovrebbe averla un bimbo agli albori della sua vita intrauterina? Solo perché la scienza non è ancora in grado di rilevarla?
Ebbene là dove la scienza non può, arriva l’immaginazione, la mia immaginazione.
Così durante la gestazione di un pronipote, cercato e voluto dai suoi genitori, ho voluto accompagnarlo con il mio cuore, con i miei sentimenti, immaginandone la crescita nelle sue pulsioni sensoriali, psichiche ed emotive. Ho voluto sostenerlo nel suo arduo cammino ed è stato bello crescere ed emozionarsi con lui…
Ecco come è nato questo raccontino brevissimo, piccolo quanto un grumo di vita, e però capace di racchiudere in sé il grande mistero dell’ESSERE.
Lo voglio condividere con tutti voi: tre minuti per leggerlo e trenta anni per scendere nelle sue profondità.
Buona lettura!